Dal piccolo seme un grande albero

  1. Il Regno di Dio è come un grano di senape

Tutti sappiamo, o possiamo sapere, che è possibile, in natura, che da un piccolo seme possa svilupparsi una pianta grande, perché:

  • I semi delle piante sono come le uova: contengono una piccolissima pianta, che si chiama embrione, cioè “germoglio dentro” imbottito di sostanze di riserva (amido, zuccheri, oli) che lo aiutano a germogliare (se inserito nella terra) e a crescere.
  • I semi possono essere trasportati lontano dai fiori della pianta-madre, viaggiando col vento, con gli uccelli che lo hanno ingoiato.
  • Quando il seme raggiunge la terra adatta, con la temperatura giusta e l’umidità necessaria, germoglia: la piantina si sviluppa, consumando le sostanze di riserva.
  • Spuntano le radici che incominciano ad assorbire acqua e sostanze utili dal terreno, poi da questo esce uno stelo, da cui infine spuntano le prime foglioline…poi cresce e diventa grande, secondo la sua natura.

 

  1. Facciamoci domande…per viaggiare informati…bene! E per capire cosa voleva e vuole dirci Gesù…come un gioco “caccia al tesoro” nascosto nel creato di cui parla Gesù.

– Conosci altri esempi della vita, in cui qualcosa di molto piccolo produca una cosa molto grande?

– Ti ricordi di qualche circostanza della tua vita in cui non hai dato valore a cose piccole e hai perso così l’occasione per qualcosa di importante e grande?

– Sai individuare una cosa buona e grande della società attuale, nata dalla buona fede e dalla speranza che i nostri antichi o anziani hanno avuto in ciò che sembrava piccolo?

 

  1. Che cosa dice Gesù a proposito?

– In Mc 4,30-32

Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? 31Esso è come un granellino di senapa che, quando viene seminato per terra, è il più piccolo di tutti semi che sono sulla terra; 32ma appena seminato cresce e diviene più grande di tutti gli ortaggi e fa rami tanto grandi che gli uccelli del cielo possono ripararsi alla sua ombra».

– In Mt 13,33

Un’altra parabola disse loro: «Il regno dei cieli si può paragonare al lievito, che una donna ha preso e impastato con tre misure di farina perché tutta si fermenti».

 

  1. Ma Gesù cosa vuole dirci con queste parabole che raccontano fenomeni della natura – che bisogna conoscere – ma sono immagini di atteggiamenti che la creatura umana deve capire come simboli “normali”, di tutti i giorni, che ci devono ricordare decisioni e realizzazioni di verità e di vita pratica, che riguardano il nostro rapporto di creature con il Creatore.

Gli inizi molto semplici e non completamente aperti al mistero di Gesù da parte del povero gruppo di discepoli contengono veramente la promessa di Dio? Sì, il Regno di Dio inizia modestamente, ma, alla fine dei tempi, si estenderà al mondo intero.

Marco, al versetto 33, aggiunge: “E con molte parabole di questo genere annunciava loro la parola secondo quello che potevano intendere”.

Per Marco il linguaggio di Gesù è un linguaggio nascosto, in cui – a cominciare dagli apostoli – si è introdotti per capirlo solo rendendosi disponibili, e che ha bisogno di essere spiegato dai discepoli a cui Gesù ha affidato l’interpretazione.

Per Matteo questi esempi di Gesù servono a rendere più comprensibile e accettabile la proposta di accogliere

nella propria vita il Regno di Dio. Matteo, infatti, indirizzandosi ai cristiani di origine giudaica, sottolinea che il Messia compie in questo modo ciò che preannunciano le Scritture.

Difronte all’ostilità e al rifiuto, la Chiesa primitiva si vede impegnata nella lotta di Gesù, il Cristo, contro Satana e richiama al giudizio finale, dove il Cristo e coloro che hanno creduto in Lui trionferanno sulle forze del male.

 

Anche per noi! (cristiani di oggi)

Nei momenti di crisi difronte alle difficoltà della vita personale, di gruppo, di famiglia o sociale…non dimentichiamo le qualità nascoste della nostra natura umana.

Quello che noi chiamiamo “istinto” o “carismi” sono doni di “partenza” e di “ri-partenza”. Camminando sulla scia della prima fase di cammino, quando si incontrano difficoltà esterne e interiori…non dimentichiamo che in quei “doni” di natura o di “ispirazione”, c’è sempre l’energia del saper ricominciare.

 

  1. Si racconta

Ancore e cicloni

Un vecchio lupo di mare diceva a un giovane marinaio: – Supponiamo che ti trovi al comando di un battello, nello Stretto. La radio ti informa che un ciclone avanza dalla sponda opposta. Cosa faresti?

Getto un’àncora.

– Bene. Ma mezz’ora dopo vieni a sapere che imperversa un altro ciclone. Che faresti, allora?

– Mollerei un’altra àncora.

– Bene. Ma, supponiamo che sia dieci volte più tremendo. Che fai?

E…, getto ancóra un’àncora!…

– Ma, dove diavolo prendi tutte queste ancore, giovanotto?…

E voi, dove li prendete tutti questi cicloni?…

Così si dovrebbe rispondere a quelli che non vedono ovunque, che enormi difficoltà. Non ci sono solo difficoltà; c’è anche Iddio con la sua grazia e con la sua provvidenza. (da “Lungo la via”)