In prima visione

Ecco alcune parabole-lampo (frasi-paragoni per confrontare la propria vita con i fatti della e per la vita).




IN PRIMA VISIONE


a. Quelle che conosciamo di più…

Nel Vangelo:

  1. Come una casa sulla roccia
    Come una vigna
    Mt 20,1-16

  2. La zizzania e il buon grano
    I talenti e il giudizio universale
    Mt 5,14-30; 25,31-46
  3. Accogliere Dio
    Il seminatore
    Mc 4,3-10.13-20

  4. Il Regno di Dio è così
    Invitati a nozze
    Mt 22,1-14
  5. Lineamenti di Dio
    Ritornerò da mio padre
    Lc 15,11-32

  6. Va’ e fa’
    Un uomo scendeva
    Lc 10,25-37
  7. Si muore come si vive
    Il ricco epulone e il povero Lazzaro
    Lc 16,19-29

  8. Il rischio dei due padroni
    L’amministratore scaltro
    Lc 16,1-8
  9. Vita in fermento
    Il granello di senapa – Il lievito nella pasta
    Mt 13,31-32; 13,33

  10. Due modi di pregare – due modi di essere
    Il fariseo e il pubblicano al tempio
    Lc 18,9-14

 

b. Quelle che (alcune) conosciamo di meno, che scorrono nei Vangeli come scintille, lampi, sprizzi di luce.

Permetti?

Te ne presento alcuni esempi divisi per categorie. Passo dopo passo, però, ci metteremo curiosità e impegno per approfondire i significati esistenziali e il metodo che Gesù adoperava per finalità immediate, comprensibili e applicabili per arredare una vita personale di fede grande, di sapienza e di valore.

A Gesù le parabole, i paragoni che adoperava servivano –  e anche oggi servirebbero in maniera globale e forte – per aiutarci a riscoprire nella vita di ogni giorno i lineamenti del volto di Dio, che, purtroppo, è troppo, per troppi, sbiadito.

Ecco gli attaccapanni più importanti:
1. Animali e bestie
2. Cibo e bevande
3. Campagna e piantagione, discorsi sul tempo
4. Cose di casa e di famiglia
5. Professioni, lavoratori e padroni


Di queste “cose” Gesù si serviva per “attaccarvi” il messaggio del Regno di Dio. Gesù, così, ci dice che la lettera della vita è indirizzata a noi creature perché siamo felici; e che il mittente di quella lettera è il Nostro Padre Creatore, Padre di tutti. Quella lettera nelle e delle cose di questo mondo contiene un biglietto da visita del mittente che ci augura solo tante cose belle.



Ho fatto un sogno

Ho sognato di essere felice perché tutti gli uomini, tutti i popoli, finalmente erano in pace, avevano distrutto tutte le barriere e tutti i confini e si spostavano da un paese all’altro senza controlli e senza inganni perché c’era da vivere abbondantissimo per tutti. Le malattie, la vecchiaia, la morte non c’erano più. Neppure i cimiteri c’erano. Gli uomini erano tutti gentilissimi e facevano con puntualità e perfezione tutto ciò che dovevano fare. Le fabbriche non c’erano più e non c’erano più le catene di montaggio. Addirittura non c’era più bisogno di lavorare per vivere, tutti avevano tutto, anzi, avevano anche il superfluo. Quindi non c’era più neppure il commercio e non c’erano gli ipermercati e i supermercati. Non c’erano botteghe e negozi. Non c’era bisogno di mangiare o di bere o di vestirsi.

Non c’erano parlamenti o sindaci. Neppure c’erano più vescovi, parroci, poliziotti, carabinieri, finanzieri o chi comandasse qualcuno.

Le case erano senza porte e i giardini senza recinti. Naturalmente non c’erano automobili, motori di nessun genere, riscaldamento e condizionatori o corrente elettrica. Non si spiegava come, ma c’era luce e ci si spostava con la forza della volontà e con la velocità del pensiero. Gli uomini comunicavano anche senza dirsi niente. Nessuno, proprio nessuno, mentiva a qualcuno o sfruttava qualcuno. Tutto era comune e ogni cosa era sempre nuova e personalizzata.

Il futuro non preoccupava nessuno perché il futuro era diventato presente.

Tutti, poi, avevano una intelligenza e una cultura straordinarie e nessuno andava a scuola o c’erano maestri e alunni. Ma tutti, proprio tutti, sapevano tutto e non c’erano libri, biblioteche, strumenti di comunicazione elettronici o digitali o televisivi o telefonini o cinema. Nulla di tutto questo c’era o era necessario e nemmeno opzionale.

Mentre sognavo questo indescrivibile scenario, ebbi un attimo di dubbio: “Se questa gente non fa più niente, non deve più cercare, non deve preoccuparsi di avere, di possedere, di accaparrare, di inventare, di cambiare… chissà quanta noia deve sopportare!”. Domandai al passante più vicino: “Senti un po’, amico mio, sono tormentato da un dubbio: “Vedi fratello mio – cominciò a spiegarmi il mio paziente interlocutore – con l’aiuto di Dio, nella nostra vita sulla terra, abbiamo costruito il futuro. Ora siamo nel futuro di Dio e stiamo vivendo il futuro di Dio. La casa che avevamo costruito è completa e vi ci siamo traslocati. Quella casa ora è la nostra casa. Ora abbiamo tanto tempo per incontrarci e dialogare con Dio. Finalmente siamo felici e non abbiamo più bisogno di credere o di sperare. Solo amiamo Dio e ci amiamo tutti come un’unica grande famiglia”.

Continuai la mia passeggiata in quel mondo, in quello scenario da… sogno. Mi accorsi che i deserti erano diventati verdi e ricchi di rivoli di acqua d’argento. Respiravo l’aria pura. Tutti gli uomini erano in perfetta armonia con le creature, con le cose, con tutta la natura. Tutti si sentivano realizzati e potevano dire liberamente e senza risonanze negative tutto ciò che pensavano.

Perché la verità non era una opinione personale e passionale, ma un riflesso, come su un tersissimo specchio, di un’alta e Altra verità luminosa e brillantissima.

Quando mi svegliai mi assalì una profonda tristezza perché la realtà era diversa, molto diversa dal sogno. Ma mi accorsi che quel sogno si era acceso in me come se io l’avessi covato dentro da sempre. Pensai, allora, che quello era un sogno seminato da Qualcuno nella natura stessa dell’uomo. Nella sua dotazione genetica, nelle sue inconsce speranze e nelle sue istintive aspirazioni.

Sono profondamente convinto che quel futuro di Dio è presente nel tempo dell’uomo. Nel tempo; nel tempo di ogni uomo, si costruisce e si va svelando quel futuro di Dio.

Dono di Dio e collaborazione dell’uomo sono già futuro di Dio, anche se non ancora pieno, definitivo e aperto come lo sarà dopo, quando comincerà la vita in Dio.

Quella che noi, ora, su questa terra, chiamiamo “riposo eterno” o “visione di Dio” oppure “l’altro mondo” o “cieli nuovi e terra nuova”.

Tutto questo ci rivela la Parola di Dio nella Sacra Scrittura. Da tutta questa “novità” siamo attratti.

Dio ci parla di questo suo futuro promesso, per farcelo capire, desiderare, amare e cercare… come un “banchetto di nozze, dove c’è abbondanza di cibi e bevande” (cfr Mt 22,2). Quel suo futuro – ci dice il Signore – sarà “mille volte migliore della vita presente” (cfr Mt 19,29). Anzi, sarà come “un tesoro che uno trova dopo averlo tanto cercato” (cfr Mt 13,44); sarà come l’acqua freschissima che uno scopre, stanchissimo, assetatissimo dopo un lungo viaggio sotto la canicola” (cfr Gv 7,37).

Conoscere ciò che ci ha detto e ci dice Dio è come entrare già in quel “futuro”. È come sentirci dire: “Tutto questo potete aspettarvi, se lottate per questo futuro; io sono venuto in questo mondo perché gli uomini abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Gv 10,10).

Tutto questo è difficile da capire?

Certamente! Ma non perché misterioso, nel senso che è riservato alla sfera di Dio, ma nel senso che noi creature non siamo capaci di comprendere (prendere dentro). Come dire che mille litri di vino non entrano in un recipiente che può contenerne solo un litro.

La Parola, dunque, anche nello stile delle parabole, ci apre a questi “cieli nuovi e terra nuova”. Di fronte alle “novità”, allora, dobbiamo imparare a fare e a farci tante, tante domande e “trovare” tante risposte.

La Parola diventa, infatti, travolgente e trasformante quando è conosciuta, accolta e vissuta.

La Parola è e dà certezze!

Sac. Salvatore Mercorillo