Un mondo di parabole

 

  1. Le parabole del Regno

Altri temi-problemi importanti del messaggio di Gesù vengono svolti mediante diversi gruppi di parabole.

Noi ci limitiamo, in questa tappa, a qualche rapido cenno.

 

La certezza del Regno che viene

Questo tema-problema è contenuto nelle quattro “parabole dei contrasti”: il chicco di senapa – il seminatore uscì… – il lievito – l’agricoltore paziente.

In queste quattro parabole, che riporteremo per intero, non si descrive uno sviluppo graduale, ma il contrasto tra lo stadio iniziale e quello finale: la cosa sorprendente è il succedersi delle due condizioni diametralmente opposte.  

 

  1. Le quattro parabole del regno!

 

Il granello di senape

Marco 4,30-32

30 Diceva ancora: «A che paragoneremo il regno di Dio, o con quale parabola lo rappresenteremo? 31 Esso è simile a un granello di senape, il quale, quando lo si è seminato in terra, è il più piccolo di tutti i semi che sono sulla terra; 32 ma quando è seminato, cresce e diventa più grande di tutti gli ortaggi; e fa dei rami tanto grandi, che all’ombra loro possono ripararsi gli uccelli del cielo».

 

Il seminatore

Marco 4,2-9

Insegnava loro molte cose in parabole e diceva loro nel suo insegnamento: «Ascoltate. Ecco, uscì il seminatore a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e vennero gli uccelli e la divorarono. Un’altra cadde fra i sassi, dove non c’era molta terra, e subito spuntò perché non c’era un terreno profondo; ma quando si levò il sole, restò bruciata e, non avendo radice, si seccò. Un’altra cadde tra le spine; le spine crebbero, la soffocarono e non diede frutto. E un’altra cadde sulla terra buona, diede frutto che venne su e crebbe, e rese ora il trenta, ora il sessanta e ora il cento per uno». E diceva: «Chi ha orecchi per intendere intenda!».

 

Il lievito

Matteo 13,33

33 Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito che una donna prende e nasconde in tre misure di farina, finché la pasta sia tutta lievitata».

 

Il grano matura di nascosto

Marco 4,26-29

26 Diceva: «Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella terra; 27 dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa. 28 Poiché la terra produce spontaneamente, prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga. 29 Quando il frutto è pronto, subito si mette mano alla falce, perché è venuta la mietitura».

 

  1. Mettiamo a fuoco

 

Quali significati preziosi da scoprire e vivere da queste parabole? Solo per incominciare a pensare!

È facile farsi una domanda: che rapporto c’è tra il seme e l’albero e come avviene la trasformazione? Chi vive in contatto con la natura ne è sempre sorpreso.

Gli inizi appena visibili dell’attività di Gesù e del povero gruppo dei discepoli contengono veramente la promessa di Dio? Sì, il Regno di Dio inizia modestamente ma, alla fine dei tempi, si estenderà al mondo intero. (Mc 4, 30-32).

La predicazione di Gesù sembra un’impresa senza futuro. Le opposizioni, le defezioni si moltiplicano; tutto sembra compromesso. Ma Gesù prosegue la sua missione, sicuro della sua riuscita, del suo risultato inatteso.

Non ci sembri strano che oggi, come ai tempi di Gesù in questa terra, alcuni attendevano, attendono il Messia che si mettesse e si metta a capo di una solenne insurrezione politica, una liberazione…; ma Gesù non ama le armi, la violenza, l’odio, la vendetta…si fida, si affida solo al Padre.

Dio, dunque, dà origine e compimento al suo Regno, destinato ad abbracciare tutti gli uomini.

Questa certezza degli eletti è fondata sul fatto che Dio ascolta sicuramente il loro grido: non esistono dubbi.

Sulla sua potenza e sul suo intervento favorevole, com’è significato nelle parabole del giudice e della vedova (Lc 18,2-8) e dell’amico importuno (Lc 11, 5-8).

 

  1. Si racconta

Il soldato di Napoleone
Un giorno Napoleone passava in rivista le sue truppe. Un umile soldato anziano attirò il suo sguardo per alcune cicatrici che gli apparivano sul volto. L’imperatore si fermò davanti a lui, e, con un gesto consueto gli pose una mano sulla spalla; poi, guardando negli occhi gli rivolse brevissime domande.
“Tu, a Ulma?”. “C’ero”.
“A Austerlitz?”. “C’ero”.
“A Iena?”. “C’ero”.
“A Wagram?”. “C’ero”.
“A Dresda?”. “C’ero”.
“Bene, capitano!”.
L’altro, che era soltanto soldato, voleva correggere il grado credendo fosse uno sbaglio. Ma l’imperatore, senza correggersi, aggiunse: “Capitano, decreto per voi la grande croce della legione d’onore”.

Quando il nostro Re divino passerà in rivista i suoi fedeli, felice colui che potrà rispondere alle sue domande franco e ardito come quel soldato napoleonico. (G. Colombo)