Valorizziamo ciò che conosciamo

 

  1. La vita è un ripostiglio di valori che Gesù conosceva, ma anche noi dobbiamo valorizzare.

Nella vita la cosiddetta “ora dalla fortuna” arriva per tutti, ma non tutti sanno accorgersi delle cose e approfittare delle situazioni. I tipi furbi dicono che i buoni sono dei “babbi” (babbei – stonati).

Sono i tipi che pensano solo a divertirsi, sono una “movida” ambulante tra giochi, banchetti, bravate…

Si addormentano alla fermata del treno. E, quando si svegliano, chiedono “dove siamo arrivati”; ma tanto, una fermata vale l’altra. Tutto questo succede oggi, ma succedeva anche al tempo di Gesù; Gesù, infatti, ne parla nella parabola che leggeremo fa poco.

 

  1. Guardiamo da vicino i fatti della vita per scoprire quali valori nascondono, da scoprire per investirli al meglio: all’“ora della fortuna”.

Gesù si servì di questa esperienza comune per dimostrarci che bisogna stare attenti a non perdere l’ora di Dio.

Facciamoci domande a cui dare risposte e, così, aprirsi un sentiero verso la luce del bene agire e del bene scegliere.

  • Ti è capitata la circostanza in cui ti sei accorto che era “l’ora del destino”?
  • Come hai fatto ad approfittarne? Come hai calcolato il dopo-decisione?
  • Ti sei chiesto se la tua decisione-scelta era di vantaggio anche per gli altri? O solo per te?
  • In genere, in questi momenti di decisioni importanti a cosa si bada: attenzione per i guadagni monetari in famiglia? Per la tua pace e comodità?… (altre motivazioni).

 

  1. la Parola di Gesù, a proposito!

Anche se, sappiamo tutti, che i tipi egocentrici, chiusi in se stessi, vanesi e narcisisti sono refrattari ai “suggerimenti” degli altri o che possono venire dalla Parola di Dio.

 

Luca 16:1-9

1Diceva anche ai discepoli: «C’era un uomo ricco che aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. 2 Lo chiamò e gli disse: Che è questo che sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non puoi più essere amministratore. 3 L’amministratore disse tra sé: Che farò ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ho forza, mendicare, mi vergogno. 4 So io che cosa fare perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua. Chiamò uno per uno i debitori del padrone e disse al primo: Tu quanto devi al mio padrone? Quello rispose: Cento barili d’olio. Gli disse: Prendi la tua ricevuta, siediti e scrivi subito cinquanta. Poi disse a un altro: Tu quanto devi? Rispose: Cento misure di grano. Gli disse: Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta. 8 Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce. Ebbene, io vi dico: Procuratevi amici con la disonesta ricchezza, perché, quand’essa verrà a mancare, vi accolgano nelle dimore eterne.

 

  1. cosa vuol dirci Gesù con questa parabola?

Una riflessione che viene d’istinto, in questo racconto di Gesù, breve ma denso di significato è: gli umani spendono molta iniziativa e intelligenza nei loro affari anche quando questi sono ingiusti e disonesti.

Anche i cosiddetti “credenti” (spesso non si sa in chi? quando? perché? come? dove?…) non si danno tanta pena per il Regno.

Questa parabola ci propone l’abilità del truffatore, non la frode o il furto; ma la struttura narrativa ci offre una specie di traccia per illuminare meglio il fatto in sé e il comportamento dell’amministratore che corrisponde esattamente alla denuncia fatta contro di lui: gestisce in grande stile – disonestamente – i beni del suo padrone.

La veridicità dell’accusa era ancora tutta da provare, e Luca non dice se fosse fondata, ma viene comprovata dal comportamento dopo il richiamo del padrone.

Ma a noi interessa solo che cosa vuole dirci Gesù con questa parabola. “Come sei abile nei tuoi affari anche se loschi, perché non diventi abile nei tuoi affari buoni, retti, onesti con amore vero per te e per gli altri?

Gesù non esalta il furto furbo, ma stimola all’uso della furbizia per il bene. Il bene da imparare anche dai comportamenti e obiettivi disonesti.

Elenchiamo:

  • Il ragioniere non perse tempo per riorganizzare la sua vita disonesta.
  • Il ragioniere non si scoraggiò, non si impiccò…ma trovò subito soluzioni.
  • Gesù ci indica di diventare furbi ed efficienti (ma mai contro la verità) nell’ora della disgrazia, da trasformare in “ora della grazia”.
  • L’ora della grazia è l’ora di Dio. Come il ragioniere: si ferma, riflette, prende una decisione, cambia vita e si garantisce un nuovo futuro.
  • C’è gente che pensa che gli avvenimenti della vita li determina il destino. Questi tali vedono il destino (Dio?) in tutto, ma non reagiscono. Accettano tutto passivamente. Chiamano “Dio” per giustificare la propria mancanza di iniziativa e di abilità. La parabola però non insegna questo.
  • Quando nella vita arriva l’ora di Dio? Quale, allora, deve essere la risposta della creatura umana?
  • Che faremo per mettere in pratica la parola di Dio?

 

  1. Si racconta

Imbroglio

Un tale entra in un negozio di maglierie e chiede di acquistare un paio di mutande: – Quanto costano?

– Sei euro – dice il commesso.

– Va bene; me le incarti.

Ma poi, prima di pagarle, chiede: – E quella maglia, quanto costa?

– Come le mutande: sei euro

Allora –dice il compratore –  se per lei è lo stesso, prendo più volentieri la maglia.

– Come vuole.

Gliela incarta, gliela consegna, e ritira il pacco delle mutande.

Il cliente prende la maglia e fa per andarsene senza pagare. Il commesso lo ferma e gli dice: – Scusi, ma la maglia, non me l’ha mica pagata…

Ma non le ho dato in cambio le mutande, che costano come la maglia?

– Sì, ma le mutande non me le ha pagate…

Ma non le ho neanche prese.

– È vero – risponde sopra pensiero il commesso…e lo lascia andare.