Vigna e vino

 

  1. Quando la vigna e derivati diventano parabole

Nell’Antico Testamento la vigna, per i suoi preziosi derivati viene nominata spesso, anche perché la vigna era anche simbolo di benessere, di allegria, di condivisione, di incontri, di feste e di gioie condivise.

Possedere una vigna era un segno di autorità e di ricchezza; per questo la si difendeva con tutti i mezzi anche contro i capricci, come fece Nabot nei confronti del re Acab (1Re 21,1-16).

Chi piantava una vigna veniva equiparato ad uno sposo novello: era sollevato dal servizio militare.

Davide promosse la coltivazione della vigna. La vendemmia era tempo di gioia e di allegria nelle case e nelle campagne. Ma non solo l’uomo ha la sua vigna; anche Dio chiama “sua vigna” il suo popolo Israele.

I profeti fanno a gara a descrivere l’amore di Dio per questa vigna. Isaia, nel cosiddetto canto della vigna (5,1-7) scrive che Dio “possedeva una vigna sopra un fertile colle. L’aveva vangata e ripulita dai sassi e vi aveva piantato viti scelte…Sperava che facesse bei grappoli, ma essa fece invece uva selvatica…Per questo egli la renderà un deserto”. (Is 5,1-2.6).

Di vigna-Israele ne parlano anche i profeti Geremia (Ger 2,21), Ezechiele (Ez 15; 19,12-13); “Israele fiorirà e germoglierà, riempirà il mondo di frutti” (Is 27,6).

Tuttavia non fu facile per il “popolo di Dio” mantenersi “una vigna feconda”.

Gesù, secondo un nuovo e vero Israele, è la vigna, la vite autentica.

Nel discorso dell’ultima Cena egli stesso si definì vite: “Io sono la vite autentica…e il Padre mio –aggiunse – è il vignaiuolo”.

 

  1. Gesù e la vigna

Giovanni 15:1-11

1«Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. 2Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. 5Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. 6Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano. 7Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato. 8In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli. 9Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. 10Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. 11Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.

 

Il parlare di Gesù con parabole prese spunto dalla esperienza della vita allo scopo di illuminare, accendere, se è spento, il fine ultimo della vita di ogni creatura umana, ripartendo appunto dalla propria esperienza.

La parabola della vigna è completa nelle sue varie fasi e utile per la creatura umana. La vita dell’uomo è progressiva e multipla come la realtà della vigna: nasce, cresce, fruttifica, viene innestata, curata, potata, zappata. La vigna, così curata, dà frutti gustosi, vino inebriante che porta gioia, allegria, condivisione, soddisfazione. Così, come dice Gesù con la parabola, la esistenza di ogni creatura umana, deve essere viva, vegeta, feconda. Ma la parabola invita ad andare oltre la realtà della vigna, che, come afferma Gesù, rappresenta Dio, il Creatore, e ogni creatura umana rappresenta i tralci, che non possono dare frutti se non sono inseriti alla vigna-madre.

 

  1. Allora? Facciamoci domande e condividiamo risposte ed emozioni

– Ogni creatura umana ha origine da Dio, ma come cresce? Unita, staccata, attacca/stacca con la madre-vigna?

– A maggior ragione il battezzato, che ufficialmente e solennemente si è legato a Dio-madre-vigna, come si alimenta se staccato? Come può sentirsi vivo e utile se è secco e sterile?

– Attaccati o staccati non è opzionale, perché comunque tutto va bene! Se staccati, se non si conosce, se non si pratica…si è tralci secchi! Quindi inservibili a se stessi e agli altri.

– Si è visto, in questo tempo di pandemia, di emergenza, chi è “staccato” e non dà nulla di positivo per il vero bene personale e degli altri. Accorgersi è già una luce per scegliere opportunità per cominciare a dare veri, succosi frutti.

 

  1. Si racconta

Pensiero e vita

Paolo Bourget, critico e romanziere francese, conclude uno dei suoi discussi romanzi con queste parole: “In questa storia c’è un grande insegnamento: che bisogna vivere come si pensa; altrimenti, presto o tardi, si finisce per pensare come si vive”.