Gesù vero Dio (5)

“Lazzaro, vieni fuori!” (Gv 11,43)

“Ognuno che viene a me, ascolta le mie parole e le mette in pratica… somiglia ad un uomo che, per fabbricare una casa, scavò molto profondo e pose le fondamenta sopra la roccia” (Lc 6,47-48)

 

I miracoli

Perché?

Nel caso di Gesù mancano: magia, scongiuri, maledizioni, filtri e incantesimi; egli opera i miracoli per mezzo della sua parola onnipotente, a cui, talvolta, si aggiunge un gesto (Mc. 1,31.41; 5,41; Mt. 9,29).

Gesù non opera nessun miracolo punitivo.

Egli rifiuta i miracoli a suo beneficio (Mt. 4,1-11; 26,51-54; 27,39-44); come rifiuta i miracoli a vantaggio di chi non ha fede in Lui (Lc. 16,19-31). A costoro riserva come “segno” solo la sua   risurrezione (Mt. 24,30).

Gesù rifiuta pure le dimostrazioni spettacolari che potrebbero provare la sua missione divina (Mt. 4,5-7; Mc. 8,11-12).

Spettacolarità, qualche volta inevitabile, ma che serve a sottolineare, non tanto l’aspetto miracoloso come tale, bensì l’incontro di Cristo con tutto l’uomo; nelle sue necessità sia spirituali che corporali: come le moltiplicazioni dei pani e la liberazioni degli indemoniati; qualche volta invocata, come sul Golgota, dai suoi carnefici: “Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce” (Mt. 27,40.43).

Ai guariti Gesù proibisce di parlare dei miracoli da Lui operati (Mc. 1,44; 5,43).

Non si attende una ricompensa personale, ma riconoscenza verso Dio dagli uomini che hanno fatto l’esperienza del suo aiuto miracoloso (Lc. 17,11-19).

Inoltre è necessario sottolineare la caratteristica “escatologica” dei miracoli di Gesù, a differenza dei racconti dei miracoli giudaico-ellenistici.

Questo significa che:

  • la cacciata dei demoni dimostra la penetrazione di Dio nel regno di Satana e l’inizio del suo definitivo annientamento (Mc. 3,22-27; Lc. 10,18; Gv. 12,31; Ap. 20,1-10);
  • la risurrezione dei morti annuncia che la morte è stata per sempre superata (1 Cor. 15,26; Ap. 21,4; Is. 25,8)0;
  • la guarigione dei malati testimonia la fine di tutte le sofferenze (Ap. 21,4);
  • i miracoli dei cibi sono segni che preannunciano la fine di ogni sofferenza fisica (Ap. 7,16s);
  • la tempesta sedata è indice del superamento completo delle potenze del caos che minacciano la terra (Ap. 21,1).

Concludendo questa necessaria importantissima osservazione, dobbiamo dire che i miracoli di Gesù sono indice di qualcosa di fondamentalmente nuovo: si tratta di singoli, provvisori, cambiamenti efficaci, anzi salvifici, per un corso del mondo e della natura, che invece ordinariamente minaccia e opprime l’uomo.

In ogni caso si tratta di promesse e segni di una natura redenta, di un ordine di libertà, di un modo di vivere in cui non esistono più né dolore, né lacrime, né gemiti; e la morte non sia più il nemico peggiore” (Barth K.).

I testimoni neotestamentari sono d’accordo nel dire che l’unicità di Gesù trova espressione nei miracoli: sia il suo amore misericordioso che la sua potenza divina.

Egli ha fatto bene ogni cosa, anzi Dio in Lui “ha visitato il suo popolo” (Lc. 7,16).

    

 

La Scrittura ci ha tramandato in parte la “meraviglia”
della incarnazione del nostro Salvatore