Messaggi profondi

 

  1. Il tempo della misericordia

Gesù è il salvatore dei peccatori; loro sono i poveri di cui si preoccupa e si occupa dedicando loro diverse parabole e insegnamenti. In modo particolare e specifico Gesù dedica diverse parabole ai suoi pubblici nemici: gli scribi e i farisei (Lc 7,40; 15,2-3; 18,9…). In queste parabole non è presentata la “buona novella”, ma una difesa e una giustificazione verso i “nemici”, indignati dell’annuncio di Gesù e della sua familiarità con i peccatori. Nello stesso tempo queste parabole cercano di conquistare l’adesione degli avversari stessi.

Anzitutto, Gesù orienta lo sguardo degli scribi e dei farisei verso i poveri ai quali annuncia il Vangelo. Per esempio l’immagine del medico (Mc 2,17) descrive efficacemente la loro situazione: essi sono dei malati, sono loro ad avere bisogno di aiuto!

Narrando la parabola dei due figli (Mt 21), Gesù spiega ancora meglio chi siano coloro a cui è rivolta la salvezza: sono i peccatori che hanno disobbedito a Dio, ma poi si sono pentiti e hanno fatto penitenza; perciò essi sono vicini a Dio più dei farisei, che pur si ritengono “giusti”, e li precederanno nell’entrare nel Regno. (cfr. Mt 21,28-31)

 

  1. Mettiamo a fuoco il ragionamento riassuntivo iniziale con tre parabole: brevi ma cariche di misericordia.

 

Luca 7:40-43

40Gesù allora gli disse: «Simone, ho una cosa da dirti». Ed egli: «Maestro, di’ pure». 41«Un creditore aveva due debitori: l’uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. 42Non avendo essi da restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi dunque di loro lo amerà di più?». 43Simone rispose: «Suppongo quello a cui ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene».

 

Luca 15,4-7

4«Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova? 5Ritrovatala, se la mette in spalla tutto contento, 6va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta. 7Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione.

 

Luca 15,8-10

8O quale donna, se ha dieci dramme e ne perde una, non accende la lucerna e spazza la casa e cerca attentamente finché non la ritrova? 9E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, dicendo: Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la dramma che avevo perduta. 10Così, vi dico, c’è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».

 

  1. Una breve premessa

Per capire bene anche le parabole non spiegate da Gesù, anche noi umani del 2021, dobbiamo seguire altre, progressive, importanti raccomandazioni con cui la Parola di Dio, dall’A.T. al N.T., ci raggiunge e ci esorta ad accorgerci, osservare, non dimenticare, progredire in ciò che si va capendo.

Non ci tratta, Dio, da bambini; ci rispetta e aspetta che cresciamo. Per capirci meglio: la crescita nella conoscenza di Dio e nel seguire le sue indicazioni è come se nascessimo, crescessimo, in modo costante e progressivo nel conoscere Lui, nell’amarlo, nel nostro perfezionamento umano, etico, spirituale. Ecco, allora, la delicatezza delle parabole che non spiegano, perché dobbiamo essere noi a ripartire, seguire, eseguire in modo puro e carico di libertà. Come i bambini che incominciano a scrivere, anche oggi, con la penna, sulla carta, con pensieri e relazioni sempre più belli e grandiosi… (cfr. Deut.4,7-8; Ez 18,30-31; Sal 119, Bet.9).

Gesù ci stimola a riprendere e ci offre la traccia; non ci sostituisce, ci accompagna e ci aspetta.

Lui è amore e misericordia.

 

Il centro del messaggio delle tre parabole: la gioia per avere ritrovato ciò che era perduto.
Una gioia da condividere.
Gesù invita a guardare la realtà non dalla parte del peccatore ma dalla parte di Dio: la domanda teologica (chi è Dio?) viene prima di quella morale (come fare per ubbidire a Dio?).

Chiudiamo con una domanda e una risposta, attuale e urgente: chi sono, ancora oggi, i veri “parenti” di Gesù?

La famiglia di Gesù nasce dall’ascolto e dalla pratica della Parola. L’ascolto operoso della Parola, infatti, crea tra le persone un legame più forte di quello del sangue.

Questa prospettiva non conosce eccezioni, neppure per i parenti, neppure per la Madre (cfr. Lc 8,21 e…non trascurare Lc 8,10…).

 

  1. Si racconta

Mani callose

Si narra che l’austero Catone, quando era Censore dell’antica Roma, non accordava mai a nessuno l’ambito titolo di “cittadino romano” senza ricordare, a chi lo sollecitava, di mostrargli ambedue le mani.

E quando quelle mani erano aperte sotto i suoi occhi, egli le esaminava attentamente.

Chi gli mostrava mani callose e indurite nel lavoro, riceveva subito la cittadinanza romana; chi presentava mani bianche, delicate e morbide era rimandato con disprezzo.

Anche per essere cittadini del Regno dei Cieli, bisogna sudare e lavorare instancabilmente.