I miracoli
Perché?
Nel caso di Gesù mancano: magia, scongiuri, maledizioni, filtri e incantesimi; egli opera i miracoli per mezzo della sua parola onnipotente, a cui, talvolta, si aggiunge un gesto (Mc. 1,31.41; 5,41; Mt. 9,29).
Gesù non opera nessun miracolo punitivo.
Egli rifiuta i miracoli a suo beneficio (Mt. 4,1-11; 26,51-54; 27,39-44); come rifiuta i miracoli a vantaggio di chi non ha fede in Lui (Lc. 16,19-31). A costoro riserva come “segno” solo la sua risurrezione (Mt. 24,30).
Gesù rifiuta pure le dimostrazioni spettacolari che potrebbero provare la sua missione divina (Mt. 4,5-7; Mc. 8,11-12).
Spettacolarità, qualche volta inevitabile, ma che serve a sottolineare, non tanto l’aspetto miracoloso come tale, bensì l’incontro di Cristo con tutto l’uomo; nelle sue necessità sia spirituali che corporali: come le moltiplicazioni dei pani e la liberazioni degli indemoniati; qualche volta invocata, come sul Golgota, dai suoi carnefici: “Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce” (Mt. 27,40.43).
Ai guariti Gesù proibisce di parlare dei miracoli da Lui operati (Mc. 1,44; 5,43).
Non si attende una ricompensa personale, ma riconoscenza verso Dio dagli uomini che hanno fatto l’esperienza del suo aiuto miracoloso (Lc. 17,11-19).
Inoltre è necessario sottolineare la caratteristica “escatologica” dei miracoli di Gesù, a differenza dei racconti dei miracoli giudaico-ellenistici.
Questo significa che:
- la cacciata dei demoni dimostra la penetrazione di Dio nel regno di Satana e l’inizio del suo definitivo annientamento (Mc. 3,22-27; Lc. 10,18; Gv. 12,31; Ap. 20,1-10);
- la risurrezione dei morti annuncia che la morte è stata per sempre superata (1 Cor. 15,26; Ap. 21,4; Is. 25,8)0;
- la guarigione dei malati testimonia la fine di tutte le sofferenze (Ap. 21,4);
- i miracoli dei cibi sono segni che preannunciano la fine di ogni sofferenza fisica (Ap. 7,16s);
- la tempesta sedata è indice del superamento completo delle potenze del caos che minacciano la terra (Ap. 21,1).
Concludendo questa necessaria importantissima osservazione, dobbiamo dire che i miracoli di Gesù sono indice di qualcosa di fondamentalmente nuovo: si tratta di singoli, provvisori, cambiamenti efficaci, anzi salvifici, per un corso del mondo e della natura, che invece ordinariamente minaccia e opprime l’uomo.
In ogni caso si tratta di promesse e segni di una natura redenta, di un ordine di libertà, di un modo di vivere in cui non esistono più né dolore, né lacrime, né gemiti; e la morte non sia più il nemico peggiore” (Barth K.).
I testimoni neotestamentari sono d’accordo nel dire che l’unicità di Gesù trova espressione nei miracoli: sia il suo amore misericordioso che la sua potenza divina.
Egli ha fatto bene ogni cosa, anzi Dio in Lui “ha visitato il suo popolo” (Lc. 7,16).