Gesù passò beneficando e sanando tutti
Abbiamo detto che Cristo venne a servire “a tempo pieno” noi uomini, fratelli suoi.
Mai nulla chiese per sé, anzi – con le parole e con l’esempio – inculcò l’amore e l’aiuto reciproco come caratteristica principale dei suoi seguaci (Mc. 12,31; Gv. 13,34-35; Gv. 13,15-17; Lc. 22,26; Mt. 17,24-27).
Gesù amò, soprattutto, il Padre suo celeste.
Non poteva essere diversamente, se ammettiamo che Gesù era perfetto ed era venuto in terra a pagare di persona per noi uomini peccatori.
Se la volontà del Padre era, appunto, la salvezza dell’uomo per mezzo di Cristo, Gesù questa volontà la venne a compiere fino in fondo ed era per lui regola suprema di ogni azione, di ogni pensiero, di ogni parola.
Tutta la predicazione di Gesù fu rivolta a far comprendere agli uomini che essi hanno in cielo un Dio che è Padre e che li ama con tenerezza senza misura (Mt. 23,9; Mt 6,7-14; Mc. 14,36).
Paolo Apostolo ci dirà che la rivelazione che Gesù ci ha fatto del Padre è la rivelazione più esaltante e più liberante; per cui abbiamo ormai il diritto di ritenerci figli, avendone ricevuto lo Spirito.
Proprio questo Spirito e questa sicurezza di figli ci fa gridare di gioia e di fiducia: “Abbà – Padre”.
“Abbà” corrisponde alla nostra intima e tenera espressione di “babbuccio” e ci indica la tenerezza e l’intimità a cui Dio ci chiama per mezzo di Gesù Cristo (Rm. 8,15-17).