Obiettivo delle Parabole: il vero senso della vita

 

Alla scoperta

Mio zio Peppino era un esperto collezionista, e non solo, di prestigiosi liquori che, sempre e volentieri, condivideva con ospiti “selezionati”, che venivano a trovarlo.

Quel giorno, a speciali ospiti, presentò una bottiglia senza etichetta, sfidandoli ad assaggiare il contenuto e indovinarne il nome. La bottiglia era urtata contro un ferro della cantina e le si era rotto il collo; lo zio, filtrando il contenuto, lo aveva travasato, appunto, in quella bottiglia anonima.
Il primo degli ospiti fu un amico straniero che assaggiò il contenuto di quella bottiglia non riuscì a capire di che liquore si trattasse: buono, “speciale”, ma senza nome.
Un altro ospite assaggiò e disse: “Ma questo è Averna!”.
Il terzo, un buon intenditore, assaggiò ed esclamò: “È Averna di Caltanissetta!”.
Lo straniero, meravigliato, gli chiese come avesse fatto ad indovinare e lui rispose: “Gustando quello che bevi anche tu imparerai. Questa regola non la trovi sui libri, ma la impari con l’esperienza!”.
Lo straniero fece tesoro del consiglio e, qualche anno dopo, non c’era bevanda al mondo che, pur non avendo etichetta, potesse ingannarlo.

Significato e obiettivo di questa parabola “urbana”

Noi siamo come quello straniero. Sappiamo apprezzare tante cose della vita: il seme, i figli, le feste…ma poi, sappiamo dire solo: “Che bello!” non sappiamo valutare o, addirittura, accorgerci della profondità delle cose della vita. Restiamo incantati anche davanti alle parabole di Gesù e, forse, ci domandiamo: “Come fa il Signore a sapere tutte queste cose? Come ha fatto a indovinare?”.

Gesù ci risponderebbe così: “Solo vivendo la vita e osservando tutte queste cose con un po’ più di attenzione, imparerete come il Regno di Dio diventa presente nella nostra vita. Non vi lascerete più ingannare da false bevande e da false teorie. Sarete capaci di dire: questo ha a che fare con Dio, quell’altra “cosa” è contro Dio”.

Anche oggi, tanta gente vive e beve la vita senza sapere che cosa essa sia. Non sa che il Regno di Dio sta dentro le “cose” della vita. Gli uomini, così, perdono l’appoggio, i doni, la gioia di una grande amicizia, capace di aiutarli nella lotta per il bene e nell’impegno per trasformare in meglio la propria vita e la società tutta.

I cristiani, allora, dovrebbero essere gente di grande esperienza della vita, e anche essere capaci di rivelare agli altri il senso di quanto succede nella vita. Dovrebbero essere come il terzo amico o almeno come il secondo. Dovrebbero avere un po’ più di coscienza critica delle cose che succedono. Non dovrebbero comportarsi come stranieri del Regno di Dio ma come figli che si sentono a loro agio, in casa loro (cfr. Ef 2,19).

Questo significa che bisogna conoscere le “cose” comuni di cui Gesù si serve con i suoi paragoni, per andare oltre e cogliere i significati da applicare alla vita umana e spirituale.

Per esempio tu sai che esiste il lievito e forse anche a che cosa serve; ma se non sai che cosa è e come reagisce nella pasta, non puoi capire che cosa vuole dire Gesù quando parla di “lievito nella pasta”. Per cui, quando Gesù adopera le “cose della vita di tutti” e tu, di quelle cose non conosci nulla, non potrai mai capire il significato profondo per e nella vita con le qualità di quelle “cose” – parabole.

Gesù nomina le cose inserendole nelle parabole, ma non spiega completamente perché chi ascolta, chi si serve delle cose, chi è vivo anche spiritualmente intende: “Chi ha orecchi per udire, ascolti” (cfr. Mt 13,9). Cioè: “È così, ve l’ho detto. Adesso sta a voi capirlo”.

 

Come un metodo

Un metodo, le parabole; una vena d’acqua sotto terra che non si esaurisce ma scorre ancora anche ai nostri giorni. Il metodo delle parabole dimostra che la verità rivelata non è ancora chiusa. Ogni giorno possiamo scoprire nuovi aspetti della vita e delle cose della vita, che Gesù ci indica con le sue parabole.

La vita in tutti i suoi aspetti può diventare un pungolo per la coscienza, troppo spesso e per troppi cristiani addormentata e troppo poco fedele.

Le cose della vita, quelle che Gesù presenta nelle parabole, non invecchiano mai. Perché la vita, in sé, non invecchia mai e insegna sempre cose nuove. È originale, la vita, è creativa. Per questo, allora, tutte le “cose” delle parabole di Gesù, possono aiutarci a scoprire cose antiche e cose nuove sul Regno di Dio.

“Ecco – ci dice Gesù – perché colui che capisce le cose del Regno è come un uomo che possiede un tesoro dal quale prende cose nuove e cose vecchie” (Mt 13,51-52)