Gesù vero uomo e vero Dio

“In verità vi dico: chi non riceverà il regno di Dio come un fanciullo, non c’entrerà” (Mc 10,15)

Conclusione

 

Cristo, dunque, fu un uomo eccezionale, illuminato, illuminante, libero e liberatore, dotato di una forte personalità, tale che difficilmente l’umanità potrebbe generarne un altro.

Un uomo immerso nel suo tempo, ma che con il suo pensiero emerge dal suo tempo e si trova a suo agio, con perfetta attualità, in ogni tempo.

Guardare e accettare un Cristo solo così si corrono pericolosi rischi e irrimediabili deformazioni mentali, morali e culturali.

Un Cristo che non sia anche Dio, risuscitato da morte, vivente, presente e operante, diventa un personaggio del passato; simpatico, interessante, entusiasmante ed emblematico, ma appiattito; che non ti chiede nulla, che non cambia nulla né in te, né attorno a te.

Un Cristo saccheggiato” nel suo “messaggio” per il tornaconto di pochi “teologi” della società; di moltissimi materialisti che hanno sigillato Gesù di Nazareth nel suo sepolcro di pietra illudendosi di realizzare la grandezza dell’uomo in costruzioni di città solo di pietra.

Gesù-Dio è un messaggio scomodo, perché scomodante; perché impegna tutto l’uomo, tutti gli uomini: orizzontalmente e verticalmente.

L’uomo che accetta tutto il Cristo, trascende la terreneità pur non ignorando il tempo.

“Gloria di Dio è l’uomo vivente”: l’uomo intero che sa accettare tutto il Cristo: vero uomo, vero Dio; incarnato, sofferente, risorto, impegnativo; che guida l’esodo dell’uomo dalle sue morti, dalle sue meschinità, dai suoi limiti, verso la vita, la luce, la pace vera, verso l’eterno infinito.

 

 

Cristo,

dunque,

punto di partenza,

via,

meta

e guida

dell’uomo.