Vangelo di Mc. 3,31-35
Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, lo mandarono a chiamare. Tutto attorno era seduta la folla e gli dissero: «Ecco tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle sono fuori e ti cercano». Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo sguardo su quelli che gli stavano seduti attorno, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre».
NESSUN DIFETTO
turbò l’armonia della personalità di Cristo: bello, forte, forse alto, robusto senza dubbio, sano, infaticabile, bontà squisita, pazienza senza limiti, mite, leale, intelligente, volitivo…e tante altre qualità fisiche, morali e spirituali che fanno di Lui “l’uomo più completo ed affascinante che sia mai apparso sulla terra”.
Gesù come vero uomo fu in tutto uguale a tutti gli uomini: pianse, soffrì, amò, ebbe fame, sete, stanchezza come loro; sperimentò le amarezze, sofferse le delusioni, fu tentato, patì l’ingratitudine e il peso di avere dei nemici senza giustificazioni.
Ma Gesù fu diverso dagli altri uomini per il peccato originale e attuale che non ebbe e non poteva avere.
Gesù fu, però, una personalità dalle caratteristiche contrastanti che rarissimamente si riscontrano in uomini grandi.
E mentre uomini famosi possedettero questa o quella qualità straordinaria, Gesù le possedeva tutte in un grado eminente.
Oratore incomparabile, Gesù è, pure, un grande silenzioso.
Ce lo dimostrano i suoi trent’anni nella bottega di Nazareth e le sue notti insonni passate in solitudine e in preghiera.
Gesù annuncia una morale esigentissima – come abbiamo detto prima- ma dimostra la massima comprensione e misericordia per i peccatori.
Gesù realista, concreto, è anche un poeta.
Gesù buono e paziente sa essere severo con i profanatori, con i farisei e gli ipocriti. Gesù dimostra la massima potenza nell’operare miracoli e la massima debolezza nel lasciarsi calpestare come un verme.
Gesù socievolissimo da lasciarsi trasportare e calpestare dalle folle, è nello stesso tempo un grande contemplativo (Mc.1,35-37).
Gesù è l’uomo che pronunciò i paradossi più esasperati della storia (Mt. 5,3-12; 5,44; Mt.7,13-14; Lc.11,28; Mt.13,13;10,27; Gv.6,35; Mt.16,25; Lc.14,11) e Lui stesso si dimostra un paradosso vivente dall’equilibrio più ineccepibile da renderlo come un personaggio umanissimo, straordinario, unico, fuori del normale, tanto da provocare in noi la domanda: “ma tu chi sei?” (Mc.1,27; Mc.7,37; Lc.7,20 Gv.7,40-43; 8,25).