Sottolineatura per la scuola

(perché non funziona come agenzia educativa?)

•     Per la confusione a livello di vertici?
•     Perché non prepara alla vita, né umanizza?
•     Per le molteplici aberrazioni pedagogiche?
•     Perché forse socializza ma non insegna, informa (forse) ma non educa?

Linguaggio senza codici

Il linguaggio è lo strumento con cui l’uomo descrive, costruisce e organizza la stessa realtà sociale ed esistenziale.
Per cui, modificato il modello sociale, si è modificato anche il linguaggio, che assume la funzione di collassare l’uomo in una implosione distruttiva.
Mentre il linguaggio media il rapporto con l’esterno… fa esplodere la relazione, oggi non è più segno perché non significa più il mondo significato.
L’individuo, così, è espropriato della sua coscienza e vita.
Il mondo culturale ed esistenziale giovanile rischia di diventare virtuale, con nessun nesso con se stesso, con la realtà e con la propria crescita evolutiva.
Le parole non esprimono una sequenza logica, ma immagini, spesso frammenti di immagini.
Ecco perché il giovane, oggi, non sa raccontare: per povertà linguistica, per mancanza di pensare logico, per assenza di ragionamento, per la multivocità dei segni (la parolaccia, l’interiezione, l’intercalare).
Se si sostituisce la parolaccia… con le parole che completano il senso della frase, non resta che un linguaggio esclamativo primitivo!
Le nuove generazioni non mancano di idee, ma le posseggono ammucchiate e senza logica, senza senso e senza organizzazione.
Eppure…!
La generazione giovane fluttuante, senza radici, immersa in una società liquida, non è un problema, ma una risorsa da conoscere, valorizzare, accompagnare.

Oratorio, dove sei?

L’oratorio è dentro questo vortice di trasformazione.
Diventa ambiente di importanza secondaria, ai margini.
Bisogno di aggregazione, gioco, cultura, possono essere soddisfatti anche altrove.
I suoi servizi sociali sono stimati di qualità inferiore a quelli offerti dalle istituzioni specializzate; soprattutto nel settore tempo libero.
Meno qualità significa meno presenze.
Nel disorientamento, alcuni oratori si arroccano in una inutile difesa delle tradizioni.
Le mura sono ormai brecciate e il mondo è lì fuori, che attende di essere capito e riaccolto con altri metodi, forse con altri obiettivi.
C’è chi tenta nuove strade. Forse ancora oggi, molti educatori nostalgici intraprendono a tentoni restauri, rabberciamenti provvisori. Per capire meglio, però, anche sulla spinta e nello spirito del Concilio, bisogna riflettere sulle difficoltà dell’oratorio nell’assorbire i grandi cambiamenti storici e cercare, con molta serenità, nuovi sentieri, se si vuole mantenere ancora l’oratorio nell’alveo delle intuizioni carismatiche dei fondatori.
Il trinomio, catechesi-gioco-doposcuola, forse va radicalmente reinterpretato.
Il proliferare di iniziative crea certamente confusione, ma fa intravedere sentieri da individuare, analizzare e, forse, valorizzare in una visione progettuale consona alla cultura e alla contemporaneità dei soggetti.

Il ritorno

Un punto di partenza per una valorizzazione e una riscoperta ci viene suggerito dal documento CT (Catechesi Tradendae) sulla scia degli insegnamenti del Concilio Vaticano II. Questo documento[1] si richiama alla Catechesi dei fanciulli e dei giovani e vuole promuoverne un cauto rinnovamento. Noi facciamo particolare riferimento al numero 51 dove si afferma che “la varietà nei metodi è segno di vita e di ricchezza”. Questa affermazione avalla e ratifica ampiamente l’assunzione dei principi delle scienze umane in ordine all’età evolutiva, che diventano la formula vincente della formazione educativa globale negli oratori fatta, appunto, “di trasmissione di solidi contenuti di fede in un ambiente vivo e vitale dove, attraverso interessi e impegni, vita di socialità e di comunione ecclesiale, si matura alla riflessione, all’incontro con Dio e con i fratelli, alla celebrazione della fede”[2]. La vita feriale, così, diviene sacramento di incontro con l’altro e con l’Alto; con se stessi e con il mistero. Lo spirito del Vangelo diventa respiro e presenza nell’oratorio, incarnato in fede, speranza e carità.

n. 57     “Si parlava molto, qualche anno fa, di mondo secolarizzato e di era post-cristiana. le mode passano […]; resta, però, una realtà profonda. I cristiani di oggi debbono essere formati per vivere in un mondo che per larga parte ignora Dio o che, in materia religiosa, al posto di un dialogo esigente e fraterno, stimolante per tutti, decade troppo spesso in un indifferentismo livellatore, quando non resta arroccato in un atteggiamento sprezzante di «sospetto», in nome dei suoi progressi in materia di «spiegazioni» scientifiche. Per riuscire a «tenere» in questo mondo, per offrire a tutti un «dialogo di salvezza», nel quale ciascuno si senta rispettato nella sua dignità veramente fondamentale, quella di ricercatore di Dio, noi abbiamo bisogno di una catechesi che insegni ai giovani ed agli adulti delle nostre comunità ad essere lucidi e coerenti nella loro fede, ad affermare con serenità la loro identità cristiana e cattolica, a «vedere l’invisibile» e ad aderire così fortemente all’assoluto di Dio, da poterlo testimoniare entro una civiltà materialista, che lo nega”.

Il documento sottolinea, così, che la diversità di progetto educativo, la varietà metodologica della sua realizzazione, la ricchezza e la complementarietà reciproca delle attività sportive e di laboratorio che accompagnano gli iter formativi degli oratori, caratterizzano quella che comunemente si definisce catechesi, ma che negli oratori è vera e propria animazione e ne è la forza e l’attrattiva (dell’oratorio), perché al centro della sua attenzione ci sta sempre la persona come soggetto e obiettivo primario di formazione educativa.


[1] Esortazione apostolica emanata da Giovanni Paolo II, a conclusione del sinodo dei vescovi 1977, preparato da Paolo VI, riveduto da Giovanni Paolo I, revisionato e pubblicato da Giovanni Paolo II.

[2]      Ibidem.

Tratto da Salvatore Mercorillo, è ora…torio!, capire il presente, progettare il futuro, aprirsi all’infinito, Ed. Elledici

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