Editoriale
Chi li ha visti
Dopo aver ricevuto il sacramento della cresima, o Confermazione, i neo “confermati” e “confermatori” o cresimati scompaiono dalla “faccia” della chiesa-edificio e Chiesa-comunità.
Ad alcuni di questi “scappati” ho chiesto: “perché?” “Perché in chiesa mi stresso”, mi rispondono a contagio.
Se ne vanno; e seguono la maggioranza a branco. Moltissimi di questi ragazzi seguono l’esempio dei propri genitori. Anche loro, ogni sabato, al tempo del catechismo dei propri pargoli, erano ricattati dai propri parroci: “dopo il catechismo dei vostri figli, tutti in chiesa, per la Messa che, di vigilia, supplisce la domenica”.
E poi il contagio dei compagni: “non andarci”; sono stanchi dei quattro-cinque anni di catechismo; loro “credono” in Dio! Senza dubbio, ma quello personale.
Meglio il passatempo, meglio bighellonare, non pensare, non conoscere… tanto ormai sono grandi, dichiarati e “confermati” da un sacramento nientedimeno! I “grandi”, adulti (cosiddetti) non frequentano più, da un pezzo, chiesa e sacramenti! Perché loro “no” e noi “sì”?
Con la cresima si sono tolti il pensiero. Hanno altre cose a cui pensare… anzi, meglio non pensare!
Con la cresima si sentono come laureati in religione e religiosità!
Adulti: preti, pecore e pastori, educatori e catechisti… se questo “fenomeno” di abbandono è cosa normale, non ne parliamo e nemmeno apriamo discussioni.
Ma se è problema di identità, di etica e di coerenza con l’essere umanità fatta in un certo modo, per un certo fine… il problema c’è, ed è importante per i singoli e per la collettività. Noi adulti dobbiamo: non solo farci domande, constatare situazioni, formulare statistiche e incassare sconfitte in tutte le direzioni, ma dobbiamo darci risposte, dobbiamo cercare, osservare, ragionare, studiare e verificare… chi ha ragione, pace e serenità: chi vive senza Dio o chi si impegna nella vita con un senso.
Se ci addentriamo nel problema, cercare soluzioni insieme è un affare molto impegnativo; ma urgente e a senso unico.
Una decisione che oggigiorno, tempo di globalizzazione, richiede raziocinio, ricerca sensata, decisioni irreversibili, investimento di valori dal significato comune per tutti (non personalizzato).
Papa Francesco, nel documento “Amoris laetitia”, per l’educazione anche religiosa dei figli, chiama in causa la famiglia.
“Quando la famiglia è diventata cellula della grande chiesa, non ha bisogno di delegare la chiesa-comunità-parrocchia per istruire i figli. Ma, semmai, è la chiesa pastorale territoriale a coivolgersi (n. 87-88) per e con le famiglie per informare (evangelizzazione) e formare le nuove generazioni”.
Ecco, l’«utopia» è ben servita… ai pastori (vescovi, parroci, catechisti, genitori, maestri, educatori…) che, prima di tutto, devono rinnovarsi, alla luce del Concilio Vaticano II, istruirsi e aiutarsi e farsi aiutare a guardare a un futuro delle famiglie e della Chiesa veramente al passo con i tempi (n. 260).
In questo numero di Voce
Oltre a rimarcare, con affetto fraterno, il significato di “Buona Pasqua” che, certamente, se vissuta da credenti-praticanti, porta il suo frutto di Bene e di benedizione; il frutto di Redenzione offertoci da Gesù Cristo che muore, ma risorge per noi e con noi, se lo conosciamo, riconosciamo, scegliamo, viviamo e perseveriamo per tutta la vita, troverete le notizie-cronaca della vita dell’oratorio; inciamperete in riflessioni serie e meno serie, ma mai false o tanto per mettere nero su bianco.
Voce è anche “vita” di un oratorio che non è vecchio per gli anni, ma sempre vivo, attuale, al passo con i tempi e, sempre, con progetto ed educatori aggiornati che danno tutto per il bene di queste nuove generazioni.
All’oratorio “non contano” le circostanze che inquietano, turbano o stressano… Quelle non sono mai farina del nostro sacco.
Salvatore Mercorillo
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