EDITORIALE
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Il nuovo anno appena “nato” ci fa pensare, istintivamente ed emotivamente, al “tempo” – simboleggiato dal calendario, dall’orologio, dalle stagioni… – che passa…
Il tempo ritrovato?
Un “treno”, appena partito dalla stazione di coincidenza col 2012, che già sferraglia veloce e inarrestabile.
È il tempo che passa la “misura” del vivere? dell’essere felici?
Nonostante le previsioni Maya, presunte profezie di una fine del mondo simbolica o reale, non rimane molto tempo per evitare il punto di non ritorno nei cambiamenti climatici. Che sia proprio il caos climatico l’orizzonte di sventura annunciato dai Maya? Ma non solo il clima; tutto è diventato folle, indemoniato: trasporti (aerei, treni, auto, moto…) cibo (fast food fuori, precotti in casa), agricoltura (cicli forzati = batterie = negli allevamenti), comunicazioni (cellulari, facebook, twitter, skype, sms, e-mail, chat), mode (a ricambio mensile e mattino-pomeriggio-sera), oggetti (usa e getta, o getta senza usare), salute (cura allopatica anche con guarigione istantanea anche se precaria).
La velocità brucia denaro, risorse, clima, vite.
Così il tempo (= tempo libero per persone libere) è ritenuto un lusso.
Con il progresso tecnologico si dovrebbe lavorare meno e, così, avere più tempo; invece è proprio il progresso, l’eccesso di mezzi a toglierci il tempo! Perché per avere tante cose, sempre più cose, è necessario lavorare di più per avere più soldi a disposizione. Avere più cose comporta code, ingorghi, incidenti…
Che affanno!!
Con l’inizio di questo nuovo anno ridiscutiamo sulla relazione che corre fra bisogno di tempo e relazioni umane; fra bisogno di soldi e consumo di risorse naturali.
Urge una conversione culturale, prima di tutto; un nuovo modo di usare il tempo per il rispetto dell’ambiente e di se stessi.
Quanto tempo e salute si spreca – per esempio – sui social network?
Quanto impegno di tempo reale-fisico-relazionale… si spreca con il tempo virtuale?
Quanta vita si perde in inutili e insipienti conversazioni telefoniche o a girare nei centri commerciali?…
Ci accorgeremmo, se fossimo più sapienti organizzatori del tempo, che spesso potremmo anche “raddoppiare il tempo”… da mettere a disposizione delle relazioni costruttive con gli altri, per la vera cultura personale!
Lo sai? Oggi c’è una miseria più pericolosa della povertà: la libertà personale sempre più limitata, la mancanza di veri legami tra persone e con la terra.
Tutto, dappertutto, sta diventando non luogo. Soprattutto le relazioni, anche quelle che potrebbero diventare legami, appartenenza, partecipazione senza limiti di tempo, rassomigliano sempre più al proverbiale modo di vivere di quei famosi monaci che, nonostante trascorrano una vita assieme, tra loro non c’è nulla di umano:
– si sono incontrati (in convento) senza conoscersi,
– sono vissuti insieme senza volersi bene,
– sono morti senza compiangersi.
Ce la faremo a dare più senso, in oratorio, in famiglia, a scuola, … dovunque viviamo?
Salvatore Mercorillo
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