EDITORIALE
Quando, alle volte, abbastanza spesso, nella vita di ogni persona, qualcosa di atteso con grande speranza, non si realizza o si sfascia, diciamo che dobbiamo continuare a desiderare, sognare, ricominciare… perché “la speranza è l’ultima a morire”.
Se la speranza
è anche sapienza
Suggerisco spesso a me stesso e a chi, come me, si incoccia in difficoltà esistenziali complesse, che la speranza se va a braccetto con la scienza e la sapienza (uguale conoscenza applicata alla pratica) anche la speranza non crolla facilmente in deliri o in decisioni insensate, folli e anche criminali.
In questo momento storico-sociale-culturale nel nostro “piccolo mondo” si sono create situazioni cruciali di cambiamenti rivoluzionari epocali, che potrebbero condizionare e stravolgere il futuro assetto globale del nostro piccolo pianeta.
A modo di esempi, provocatori naturalmente, e solo per accendere luci smorte o spente del nostro esistere con o senza senso, ideali, fantasia, grinta, coraggio, protagonismo da vere creature verticali (homo erectus, dove sei?).
L’Europa unita, ma in assestamento perpetuo.
L’Italia omogeneizzata al suo Parlamento.
La Chiesa (occhio alla sola nostra italiana, senza escludere quella “cattolica” = universale di tutto il mondo) sta attraversando a guado un tempo particolare di trapasso, critico come un fiume in paurosa piena e non si intravvede l’altra sponda.
La famiglia! prototipo sociale, sorgente e deposito di disagi senza fine. Anche se questa situazione non è attribuibile alla totalità delle famiglie.
La cultura cosiddetta “laica” attuale sembra immersa e sommersa in un caos di valori e contrari indistinti e vissuti come se fossero tutti veri.
La Scuola – italiana, la nostra, per non giocare di alibi – zoppica su due gambe: pubblica e privata. La scuola è o dovrebbe essere, l’officina di civilizzazione, la formatrice di “galantuomini” (inteso per i due generi) sia sul lato sociale che politico-democratico (nel senso vero etimologico dei termini).
La slavina della scuola italiana ha iniziato il suo devastante precipitare di cui non si intravvede la fine. Gli uffici scolastici sono diventati diplomifici tristi, diffusi e infettanti.
Tutti, nella scuola “rinnovata” o “buona” diventano tutto, sanno tutto, insegnano tutto, e il troppo tutto è niente, insipienza, polpettone e contro la legge 62. Emerge una scuola di qualità scadente che offende le coscienze individuali e le relazioni sociali e intergenerazionali.
Il mondo, dunque, sta cambiando e i “segni” di questi cambiamenti esigono conoscenza, coscienza e precise interpretazioni, validi, urgenti e tempestivi interventi. Esigono anche interventi e cambiamenti radicali, in ritmo sincrono con l’evoluzione già in corso.
E questo “leggere i segni dei tempi”, capire, progettare e realizzare può accadere solo con metodo veramente sinodale-democratico, partendo dalla coscienza dei valori fondamentali e condivisibili.
Salvatore Mercorillo
P.S.
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