Pur se il documento (Amoris Laetita) dichiara la evidente difficoltà per lo stile di vita attuale, per la complessità del mondo di oggi, la famiglia deve continuare ad essere il luogo dove si insegna a cogliere le ragioni e la bellezza della fede, a pregare e a servire il prossimo. “È bello, insinua il testo, quando la mamma insegna al figlio piccolo a mandare un bacio a Gesù o alla «Bedda Matri». Quanta tenerezza c’è in quel gesto!”. L’esempio mi fa ricordare esperienze personali che mi intenerivano, che mi avvicinavano al mistero che, poi, è cresciuto, a poco a poco negli anni e mi ha guidato nella scelta di “servire” il Regno. Io non frequentai catechismo per i tre sacramenti fondamentali. Ma quei gesti e le parole semplici di mamma mi entrarono nell’anima come un tesoro caldo e splendente che non si spegne mai.
Naturalmente il documento non si ferma a questi gesti semplici e veri. Ma mette in evidenza il cammino ordinario di trasmissione della fede: “che i genitori vivano l’esperienza reale di aver fiducia in Dio, di cercarlo, di averne bisogno, perché solo in questo modo «una generazione che narra all’altra le tue opere, annuncia le tue imprese» (Sal 144,4) e «il padre farà conoscere ai figli la tua fedeltà» (Is 38,19). Questa “trasmissione” rassomiglia al granello di senape che, anche se piccolo, diventa un grande arbusto” (Mt 13,32-32).
L’“esortazione” di papa Francesco sottolinea: “Si abbia cura di valorizzare le coppie, le madri e i padri, come soggetti attivi per la catechesi”. Ed insiste, “è di grande aiuto la catechesi familiare”.
I genitori che vogliono accompagnare la fede dei propri figli sono attenti ai loro cambiamenti… sanno che l’esperienza spirituale non si impone ma si propone alla loro libertà (n. 288).
Poco prima il documento, infatti, accennava (n. 287) ai rischi di certe catechesi imparaticce, ricette prefabbricate e ai sapienti accorgimenti didattici di simboli, gesti, racconti, risposte opportune di cui hanno bisogno i piccoli. Naturalmente ai genitori trasmettitori di fede (non di semplici nozioni) è necessaria e fondamentale la testimonianza personale di fede, di preghiera, di pietà e di … specifica preparazione.
Questo essere e questo fare permette alle famiglie di trasmettere la fede anche “fuori dello stesso ambiente familiare” ( n. 289). “È così che i figli crescono in questo stile di relazione con il mondo, senza rinunciare alla propria fede e alle proprie convinzioni”.
Il modello e il maestro di questo tipo di missione e di metodo di evangelizzazione è solo e sempre Gesù.
- Gesù mangiava con i peccatori (Mc 2,16; Mt 11,19);
- poteva incontrarsi con la samaritana (Gv 4,7-26);
- ricevere Nicodemo di notte (Gv 3,1-21);
- lasciarsi ungere i piedi (Lc 7,36-50);
- toccare i malati (Mc 1,40-45; 7,33).
Con la conoscenza, l’accettazione, la scelta di Gesù, la famiglia diventa “soggetto (n. 290) dell’azione pastorale” con campo amplificato:
- apertura alla diversità
- custodia del creato
- solidarietà morale e materiale verso altri…
- promozione del bene comune
- trasformazione delle strutture sociali anche ingiuste
- opere di misericordia.
“Siamo convinti profondamente che l’amore del Padre ci fa crescere e ci rende forti, in Gesù, e capaci di affrontare uniti tutte le tempeste e tutte le fasi della vita”.
Il capitolo 7 si chiude con una forte, chiara esortazione a tutti i pastori e responsabili e, forse, troppo “detentori” di un potere conservatore e restrittivo (quindi: poco o per nulla evangelico) di “far risuonare (n. 290) il Kérygma[1] nel cuore di ogni famiglia, in ogni occasione opportuna e non opportuna, perché illumini il cammino. Tutti dovremmo poter dire, a partire dal vissuto nelle nostre famiglie: «noi abbiamo creduto all’amore che Dio ha per noi» (1Gv 4,16). Solo a partire da questa esperienza, la pastorale familiare potrà ottenere che le famiglie siano al tempo stesso Chiese domestiche e fermento evangelizzatore nella società”.
Solo con questa nuova impostazione pastorale – a mio modesto parere – potremo dire e sperare di essere sulla traiettoria giusta di prevenire la liquidità della società attuale. Solo così, in questo attuale trapasso socio-culturale, potremo sperare di prevenire e accompagnare fino alla maturità la crescita vera e totale dei nostri “ragazzi”.
[1]Kérygma: “annuncio”, “testimonianza”. È la proclamazione del nucleo centrale ed essenziale del messaggio evangelico (Gesù Cristo si è incarnato, è morto ed è risorto), annunciato per divina missione dalla Chiesa e che si propone come invito e appello alla fede (cfr. Lessico della fede cristiana, Ed. S. Paolo).
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